Pagina 239 Tratto da I Canti Di Luigi Mercantini
Itala gioventù, che taciturna/fremi ed aspetti, ai mantovani spaldi/l'occhio solleva: su per l'aer muto/tre pali ergon la cima, e già duo salme/pendon gelide e immote. Al terzo legno/in lieti panni e profumata chioma,/come se a danza od a convito andasse,/fiero giovane incede; ei la tremante/scala più baldo e più superbo monta/di scettrato signor nel primo dìe/che si pompeggia in trono.Ecco:già il sommo/egli ne tiene,e,sin là dove aggiugne/fra la terra ed il ciel veduta umana,/l'acque,i campi le valli e le colline,/ch'ei non vedrà più mai,guarda e saluta/d'ineffabile addio./L'innsmmorata faccia gioiendo leva, e ad alte grida/chiama l'Italia sua....Conosci 'l suono/di questa voce, o gioventù? l'ardita/sembianza or tu affiguri? oh! da l' atroce/loco il guardo torciam! corriamo al sacro/terren ch'ei toccò prima, in riva al Mella,/a la città dei forti onde vendetta/il Tedesco non ebbe allegra mai.

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