O care tortorelle che passate,
dove ne andate?
— Andiam là dove sia più mite il cielo,
dove freschi zampillino i ruscelli,
e vaghi i fior si drizzin su lo stelo,
e l'erbe molli e verdi gli arbuscelli:
così fuggiamo il loco ove som nate
per non viver languendo in povertate. —
Ma così pellegrine come siete,
voi non temete?
— Siamo tutte innocenti e semplicette,
né diam guasto alle terre a cui passiamo:
troppo è crudel chi 'ncontra noi si mette:
che d' un fil d' erba sol ci contentiamo.
sol d' un fll d' erba, e poi levate a volo
cantando ringraziam 1' ospite suolo, —
Né duolvi di lasciar tante compagne
preda alle ragne?
— Ci dorrìa se si desse a lor la morte,
ma perchè siamo amorosette e belle,
non pensiam che sì dura sia lor sorte:
vaghi fanciulli e tenere donzelle
le bacian, le carezzan con amore,
e le amiche le chiamano del core. —
Voi pensate che rea non sia lor sorte,
E pur son morte!
— Questo non dir, che noi non ti diam fede:
non turbarci! noi slam tutta dolcezza!
Or ora per passarne ad altra sede
l' ala moviamo a lunghi voli avvezza:
se brami che di te portiam novella
su qualche lido a cui n' andiam, favella. —
Gite forse al paese che si appella
Italia bella?
— Non conosciam per nome alcun terreno.
ma se parli d' un loco ove ridente
d' ogni gioia è la terra, ove sereno
il ciel s' allegra continuamente,
portate dal voler v' andiamo noi,
da quei colli fioriti or tu che vuoi? —
Se avess' io l' ale, io là con voi verrìa:
è patria mia!
— In sì lieto paese tu sei nato,
e per terre non tue vai così errando?
Noi le sponde native avem lasciato,
perchè un aere più dolce andiam cercando!
Ma te punger non può simile cura,
ché la tua terra è un riso di natura! —
Se il perchè delle cose voi sapeste,
m' intendereste.
Care tortori, 'l voi su via spiccate
dritto al mio nido eh' ò di là dal mare:
quando sarete f,Munte, incominciate
col canto quel bel cielo a salutare.
Un lamento soave è il vostro canto :
addolcirà de' miei fratelli il pianto.
{Corfù 1849.)
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